29 Settembre 2020
Genazzano (RM)
Progetto di un Impianto di biodigestione, produzione di compost di qualità e piccola cogenerazione da fonte rinnovabile (600 kWel per autoconsumo), dal recupero della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (FORSU) ed altri residui organici.
Il progetto ha riguardato lo sviluppo di un impianto di biodigestione, produzione di compost di qualità e piccola cogenerazione da fonte rinnovabile (600 kWel), dal recupero della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (FORSU) ed altri residui organici non classificabili come rifiuti compatibili con la produzione di compost di qualità.
L’impianto è stato dimensionato tenendo conto della taglia minima compatibile con l’investimento economico, nell’ottica della strategia dell’abbandono dei mega-impianti in favore dei medi e piccoli impianti distribuiti sul territorio, che hanno impatti decisamente inferiori.
La scelta di associare la digestione anaerobica a quella, successiva, aerobica, per la produzione di Compost, è motivata dalla volontà di aumentare il bilancio ecologico del processo di recupero della FORSU, in particolare captando il metano che verrebbe comunque prodotto dalla sostanze organiche in decomposizione, e che è un pericoloso gas-serra se immesso direttamente in atmosfera, ed utilizzarlo per produrre da fonte rinnovabile il notevole quantitativo di energia elettrica e termica necessarie per i processi di recupero e per i sistemi di controllo delle emissioni, che altrimenti proverrebbero da fonte-fossile, con le relative emissioni inquinanti correlate, che vengono così evitate.
Le caratteristiche di qualità del progetto riguardano in particolare:
Per evitare le emissioni odorigene: tutte le lavorazioni e le trasformazioni delle materie in ingresso avviene in ambiente chiuso tenuto in depressione costante. L’aria interna, prima di essere immessa nell’ambiente viene filtrata e trattata con un sistema “biofiltro” ad alta efficienza, che abbatte del 99% ogni sostanza odorigena.
Per evitare le emissioni di liquidi inquinanti: tutti i liquidi di processo sono reimmessi nel ciclo di digestione della Forsu e nel processo di compostaggio. Alla base dell’edificio si è predisposta una vasca di sicurezza con pompe controllate da sensori che isola completamente il terreno sottostante, al livello delle fondazioni, da rischi di fuoriscita di liquidi.
Per ottimizzare il processo: sono state selezionate e combinate le migliori collaudate tecnologie disponibili sul mercato (per la sezione Anaerobica si sono previsti, ad esempio dei digestori in C.a.
tipo “Bioferm / Atzwanger”).
Per ridurre i consumi elettrici: l’energia elettrica prodotta in cogenerazione con il biogas generato in fase di biodigestione, sarà utilizzata per l’autoconsumo (quindi non finalizzato a ricavare guadagni dagli incentivi GSE, come avviene in alcuni impianti simili). L’autoconsumo permette di tenere in funzione gli impianti di ventilazione e biofiltrazione, che consumano notevolissime quantità di energia elettrica, senza compromettere il bilancio economico dell’iniziativa e contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra e del consumo di risorse fossili. Le emissioni del motore alimentato a biogas, dotato di sistema di filtrazione catalitico, sono equivalenti a quelle di un motore automotivo a metano di pari potenza e rispettano i più stringenti parametri stabiliti a livello europeo.
Per ridurre i consumi termici: il calore prodotto in cogenerazione viene riutilizzato integralmente nel processo di biodogestione anaerobia ed anaerobica. La parte non utilizzata potrà essere immessa in reti di teleriscaldamento a servizio delle attività casearie / agricole / industriali esistenti ai margini dell’area di intervento e/o di serre per la floricultura, che potrebbero essere realizzate in aree limitrofe, in base ad un accordo con la proprietà delle aree stesse.
Per ridurre l’impatto visivo e territoriale: la scelta della localizzazione, della taglia ridotta inferiore ai 50.0000 t/anno, la scelta dei materiali architettonici e le sistemazioni a parco degli spazi esterni;
La realizzazione di un impianto di questo tipo rientra pienamente negli obiettivi stabiliti a livello comunitario, nazionale e locale, per quanto riguarda l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni di gas serra, e la riconversione sostenibile dei sistemi locali di gestione dei rifiuti, che hanno obbligatoriamente la necessità di avere a breve distanza impianti medio-piccoli di recupero della frazione organica da raccolta differenziata.
L’impianto è costituito da un insieme di funzioni correlate: le principali sezioni che lo costituiscono sono di seguito elencate:
L’impianto è costituito da un edificio di circa 1 ha di superfice coperta (h max 12mt) e di 2 ha di aree scoperte circostanti, parte delle quali destinate a parco didattico di educazione ambientale.
L’impianto, così come è stato concepito, può essere facilmente collocato in diverse aree adeguate di tipo industriale o agricole.
Attualmente è in fase di screening VIA e autorizzazione un impianto di queste caratteristiche (di cui si riportano alcune immagini), localizzato nel territorio del Comune di Genazzano, in un area lontana da quartieri e frazioni abitate, facilmente raggiungibile dai nodi principali della viabilità senza attraversare insediamenti residenziali (criterio di localizzazione preferenziale) e non visibile dalle aree circostanti, perchè nascosto dalla conformazione orografica.
Project Manager: Arch. Jacopo Fedi
Direttore Tecnico del progetto: Arch. Carlo Brizioli
Direttore Scientifico: Antonio Nobili
Collaboratori:
Arch. Valentina Murgia
Ing. Emanuele Margnelli
Arch. Alice Buzzone (rendering e grafica)
Supporto Tecnico:
Bioferm
Atzwanger